Miranda Gibilisco. AQUA
Opening: 24 ottobre 2022
comunicato stampa
InQuadro, laboratorio artigianale di cornici fondato da Giuseppe Leonetti nell’aprile del 1991, si mette “In mostra” destinando parte dei suoi spazi a mostre temporanee; nasce così Galleria InQuadro che per la seconda volta aderisce alla RomeArtWeek.
Per l’evento sarà allestita la prima mostra di sole foto mai allestita a Galleria InQuadro, AQUA, fotografie di Miranda Gibilisco.
Ispirata e completamente dedicata all’elemento dell’Acqua, la mostra propone un compendio delle serie più amate dalla fotografa siciliana che, pur vivendo da anni tra Roma e Collelongo, non ha perso il profondo legame con la sua Isola.
Alla sua Terra l’artista ha dedicato opere come Sfumature di blu (2009), dove si è come immersi nei fondali marini di Lampedusa e sembra di dover trattenere il fiato, quasi chiudere gli occhi perché già bruciano. Visione ravvicinata e totalizzante, subito accompagnata da una sensazione atavica, ma individuale, filtrata dal personale rapporto con l’Acqua. Del del resto Lampedusa è stata per anni compagna di Gibilisco, contenuto e contenitore di avventure e ricordi, e la fotografa l’ha ripagata portandola sempre con se’, trovando nel movimento del suo mare e nei vividi colori riflessi dal cielo nell’acqua, l’anima di quella piccola isola.
La mostra ci porta poi a scoprire remote località in cui l’elemento dell’Acqua assume forme diverse e disegna paesaggi “da cartolina”; Indicazioni stradali e Slittamento, entrambe scattate nel viaggio in Groenlandia del 2011, ci mostrano iceberg che emergono da un oceano sovrastato da nuvole; è l’Acqua nei suoi tre stati, solido, liquido e gassoso.
L’avventura Galleria InQuadro, nata dalla coscienza che l’artigianato possa realmente valorizzare l’arte e dalla continua collaborazione di Leonetti con diversi artisti, fonte incessante e reciproca di ispirazione, si concretizza mostra dopo mostra; le opere esposte saranno infatti completate dalle apprezzate cornici progettate e appositamente studiate.
Miranda Gibilisco (Siracusa, 1953) è animata da due grandi passioni, il Viaggio e la Fotografia; Da questa unione nascono gli oltre 30.000 mila scatti del suo repertorio artistico: percorsi spirituali tra mari, deserti, infinite vallate, culture e mondi sempre nuovi e affascinanti. Un’instancabile viaggiatrice e ricercatrice dei dettagli dettati dalla natura: Gibilisco dimostra con i suoi lavori tra cielo, terra e acqua, una dimestichezza e una conoscenza degli elementi primari che si ritrovano nell’arte che lei sa ripercorrere con matematica e scientifica ricerca.
Le sue immagini hanno inoltre accompagnato il lavoro di uno dei più grandi artisti del realismo contemporaneo, suo marito Luciano Ventrone, di cui l’artista, come fotografa, ha preparato i set con cui il pittore avrebbe realizzato le sue opere, affiancandolo per cinquanta anni.
Elisa Eutizi
Quando hai un dubbio racconta la realtà
L’opera di Gibilisco potrebbe essere letta nella sua naturale attualità, la scelta dei soggetti muta con la scelta accurata e intelligente di strumenti consoni per riprodurre essi, la visione di un occhio umano educato al bello ed alla ricerca del particolare determinano la differenza tra chi guarda e chi vede.
La storia essendo maestra di vita, col suo ampio ventaglio ci permette di fare accostamenti con artisti del passato che al paesaggio anno rubato l’anima.
Tra il milleseicento e il millesettecento un artista dal nord Europa con sapienti conoscenze all’uso di strumenti ottici, si sposta in Italia e si stabilisce con la famiglia a Roma, e incomincia a dipingere paesaggi e vedute in modo diverso dal solito, usa uno strumento particolare e altamente tecnologico per il tempo, “una lente?”.
Se per questo non sempre le cose che si vedono sono come sembrano perché lo stesso Van Wittel con il suo strumento ne genera l’inganno visivo.
Un artista è un uomo d’azione, sia che crei un opera d’arte, inventi un espediente o trovi la via d’uscita da una situazione complicata Gibilisco dimostra con i suoi lavori tra cielo e terra e tra terra e acqua nelle sue immagini, una dimestichezza e una conoscenza degli elementi primari che si ritrovano in quell’Arte, amante gelosa, che la ricompensa per quell’Opera ben fatta, con matematica e scientifica approvazione.
Il Van Wittel padre del notissimo architetto italianizzato Vanvitelli insegna a sfruttare al figlio e ai suoi seguaci strumenti ottici che permettono una rappresentazione del reale più dettagliata, più vera, ma unita alle capacità tecniche naturali fanno di un artigiano un artista che si distingue tra i suoi contemporanei, quindi opere d’arte, riconosciuta e conosciuta come traccia indelebile da chi sa leggere tra le pieghe dell’arte.
Sicuramente la Gibilisco con le suo opere potrebbe essere una adepta del Van Wittel consciamente o inconsciamente per molteplici assonanze e similitudini.
Precetti e concetti antichi ma cosi importati da influire sia da un punto di vista semiotico e semantico ancora oggi la costruzione di un’opera o la composizione di un’immagine.
Non c’è niente di tanto assurdo che non possa essere detto da un filosofo, così come per un fotografo non vi sono immagini che non si possano bloccare nel tempo. E’ il tempo e la tempistica della Gibilisco che lo spazio svuota l’immagine di soggetti per riempirla di contenuti come del resto la filosofia Zen indica.
La scelta dei luoghi/soggetti italiani per il Van Wittel, sono di fondamentale importanza come per la Gibilisco, che con grande scrupolosità incontra, incrocia, luoghi che memorizza con i suoi strumenti di memoria digitali senza banalizzarli ansi restituendo a loro un grande e originale valore.
Molte delle città e luoghi del Van Wittel sono luoghi e soggetti di ispirazione per la Gibilisco, non dovremo meravigliarci che ancora oggi alcuni luoghi destano cosi tanta attenzionalità, ma dovremmo soffermarci su quei pochi artisti che ancora con le loro opere destano attenzione intelligente, questo perché si scatta con la macchina fotografica ma si fotografa con il cervello.
Un’opera che aspiri, per quanto umilmente, alla condizione di arte, porta in ogni riga la propria ispirazione, le immagini che noi analizziamo sono opere che ispirano una magia che Dio ha dimenticato nell’uomo quando lo ha creato.
Io credo che alla base di un grande fotografo ci debba essere una ottima educazione visiva, una profonda conoscenza della storia dell’arte e l’uso di strumenti tecnologici che però sono al servizio dell’artista e non viceversa.
Le attuali Hasseblad digitali usate dalla Gibilisco è una chiara dimostrazione che strumenti così difficili e avanzati vengono dominati dal pensiero e dalla volontà iniziale e mai dalle loro immense capacità.
La Gibilisco sceglie le sue prede “la natura” con attenzione, accuratezza facendo sembrare lo scatto un opera astratta o meglio, avrei voluto farla io!
Ma in realtà è una sottolineatura, evidente di quei particolari che un occhio distratto da una moltitudine d’immagine quotidiane non nota più. Inviterei il fruitore di queste opere a un raffronto accurato con una veduta di Roma o Venezia del citato artista e un opera della Gibilisco, poi potremmo affondare la critica anche ad altro.
La critica è come una spazzola che non si può usare sulle stoffe leggere, potrebbe fare danni, ma se la usiamo dove la stoffa è ben tessuta e le trame sono corpose allora potrebbe fare il suo lavoro.
Pierpaolo Ramotto
Il magma o la nascita dei sensi:
I suoni acquatici ci ricollocano nella placenta, dolcemente cullati dalle onde. L’acqua è l’inizio della vita, la nascita dei sensi. La pulsazione del cuore placato all’ascolto di poche note che si ripetono, una ninnananna, lentamente ci accompagna verso il risveglio al suono di ruscellamenti, nei giochi di luce. Miranda Gibilisco ci offre l’acqua in tutti i suoi stati: palpabile, densa, leggera, metallica, trasparente, marmorea. Le piste sono spesso confuse: la luce diventa a volte un elemento solido e l’acqua si smaterializza, il tutto in colori e materie ricche e rare.
Il ritmo della vita, le sensazioni:
Qui si tratta proprio di sensazioni, di percezioni, di uno stato precedente l’elaborazione dei sentimenti. L’aria, l’acqua, le grida degli uccelli nello spazio avvolgono l’essere e lo fanno sentire in vita. L’incanto nell’osservare le pietre preziose dà un’idea dell’infinità dei colori e delle materie. Il particolare può fare sentire l’innumerevole, la profondità senza limiti, la vastità a perdita d’occhio. (L’opale contiene tutto un mondo, l’acquamarina è un concentrato di cielo, la tanzanite imprigiona i bagliori colorati.) L’intuito ci suggerisce che non si finirà mai di vedere, di scoprire, di ammirare. La scienza e la tecnologia hanno dimostrato quello che Pascal nel Seicento affermava: c’è un mondo infinito in quello che non possiamo vedere ad occhio nudo. Miranda ce lo illustra in un solo scatto. La stessa scienza e anche la tecnologia ci hanno pian piano abituati a vedere il mondo più piccolo, più vicino. L’artista ci prova il contrario: i limiti “fisici” della fotografia non fanno che – paradossalmente – accentuare questa sensazione dell’infinità della natura. Il carattere sconfinato della superficie delle onde, della profondità dell’acqua, dell’ampiezza del cielo, dell’aria, dà a volte certe vertigini. Sempre questa percezione di vita, come quando si va, negli sport estremi, alla ricerca della sensazione forte per sentirsi in vita. La sensazione forte dell’artista, a volte violenta, è estrema solo perché è andata a trovarla in luoghi che poche persone prendono l’iniziativa di andare a contemplare. Queste immagini ci riportano allo stato di origine dell’uomo davanti all’immensità della natura. (E’ lo sguardo dell’artista che imprime la loro profondità alle immagini? L’osservazione da lunghi anni di questi paesaggi ha dato questa profondità ai suoi occhi?)
Il mondo:
Il ritmo della musica si fa più serrato, più organizzato, come onde continue, i colori disposti con armonia. Il Creatore è un architetto sapiente. Tutto è regolato e compiuto. Il suono delle campane annuncia il riposo, la serenità, la contemplazione finalmente concessa. Questi paesaggi immensi dove non c’è presenza umana, descrivono la pace, il luogo dove si ferma la corsa. “Immagini archetipiche” è l’espressione che meglio si adatta a queste creazioni: strutturate, minuziose, preziose, precise, evocatrici di cose che vanno al di là di quelle che rappresentano, simboliche. Un’immagine diventa l’essenza stessa dell’oggetto che rappresenta. In tutto questo c’è il bagaglio della cultura europea che ci consente, dopo diverse stratificazioni, di tornare all’origine, alla sensazione, senza soffermarsi su l’aneddotico. Cinq coups de glas : la vie reprend. Cycle, cercle, la terre est ronde.
Pierre Hidalgo
MIRANDA GIBILISCO AQUA
Opening lunedì 24 Ottobre
Fino al 5 Novembre 2022 DAL VIVO & ONLINE
Galleria InQuadro
Via Alberto Ascari, 255 – 00142 Roma
visite dal Vivo, solo su prenotazione:
WhatsApp 329 6810081
telefono fisso 06 5193433