Stefano Bolcato vive e lavora a Roma dove si è formato nel corso degli anni ‘90 presso la Scuola delle Arti Ornamentali S. Giacomo con Giovanni Arcangeli, l’Accademia di Belle Arti con Alfonso Avanessian. Ha lavorato per molti anni impegnandosi nella rappresentazione pittorica di paesaggi dalle atmosfere rarefatte e metafisiche ma, dal 2006, i suoi dipinti si ispirano al gioco LEGO come pretesto figurativo per narrazioni di temi di forte attualità, anche molto diversi tra loro.
La recente produzione pittorica si focalizza sulla rivisitazione di opere più o meno note della storia dell’arte, una nuova ricerca POP che desidera tenere in alta considerazione il ruolo dell’arte del passato nella società contemporanea.
La mia pittura presenta elementi apparentemente distanti tra loro, come il richiamo forte alla cultura POP e alla contemporaneità, da un lato, e dall’altro una tecnica di antica tradizione, come la pittura ad olio che guarda al passato, anche come omaggio agli artisti che hanno segnato la storia dell’arte.
In altri casi, invece, impiegando lo stesso carattere figurativo, ho inserito contenuti strettamente legati all’attualità, evocando questioni sociali importanti, temi quali violenza domestica, parità di genere, economia, sicurezza sul lavoro. In tutti i casi l’intento è quello di compiere un’azione trasversale che crei connessioni inedite, nella speranza di stimolare delle riflessioni in chi osserva il mio lavoro.
In questo modo la rappresentazione POP può essere uno strumento strategico per far veicolare contenuti molto importanti, significativi per la cultura e la società del futuro, amo la sua immediatezza e seduttività, aspetti che condivide con certe logiche commerciali.
Ci sono straordinarie intuizioni nella cultura POP, che ne fanno una fotografia perfetta del nostro tempo. Ci siamo dentro tutti, a meno che non si viva da soli in una sperduta isola in mezzo all’oceano.
Le grafiche IN VENDITA
IL MIO lavoro DI RICERCA ARTISTICA, REINTERPRETANDO LE ICONE DELLA STORIA DELL'ARTE
“E’ una storia un po’ particolare. Non so in quanti se lo ricorderanno, ma parecchi anni fa accadde un fatto che su di me ebbe un grande effetto. Nel 2015 ci fu un grosso furto di opere d’arte di inestimabile valore a Castelvecchio, Verona: quadri di Tintoretto, Rubens, Mantegna e altri celebri pittori, spariti nel nulla. La notizia mi lasciò senza parole e ne parlai con altri colleghi per provare a fare qualcosa insieme che avesse un significato e che attirasse l’attenzione sul fattaccio. Ebbene, ognuno di noi scelse un quadro tra quelli rubati per reinterpretarlo a piacere in forma di street art, così da avere maggior visibilità possibile. Io scelsi un quadro del 1500 di Francesco Caroto e feci un enorme murales a Roma, reinterpretando i personaggi con i Lego. Quello fu la mia prima rappresentazione di un’opera antica reinterpretata con i mattoncini colorati…”